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I tre doni del giullare

Nonostante il Natale sia passato da qualche settimana, non voglio perdere l’occasione di parlare di questo bellissimo libro per bambini, ma adatto a riflessioni di qualunque età. Vediamo nel dettaglio “I tre doni del giullare”, di Max Bolliger e illustrato da Gianni De Conno, edito da Bohem.

Raccontare un viaggio. Raccontare degli incontri

Illustrazione inziale de "I tre doni del giullare"

Potremmo definire “I tre doni del giullare” il racconto parallelo dei Magi; infatti, la storia narra del viaggio di un giullare, iniziato dopo aver visto una stella diversa dalle altre, una stella che non poteva che annunciare un “re”. Prende quindi le poche cose in suo possesso, il berretto, dei campanelli e un fiore, da portare come dono e inizia il viaggio verso l’ignoto, ma con il cuore pieno di speranza e gioia.

La prima notte, la stella lo porta vicino a una casa, abitata da un bambino paralitico. Questi è triste perché non può giocare con altri coetanei e il giullare gli regala il berretto, facendolo sorridere. “Ne ha più bisogno lui che il re” pensa. Contento, il pellegrino parte di nuovo.

La seconda notte, la stella lo porta in prossimità di un palazzo, dove un bambino cieco piange perché non può giocare. Senza pensarci due volte, il giullare gli lascia i campanelli, rendendo il piccolo felice. “Ne ha più bisogno lui che il re” pensa. Ricompensato dal sorriso, si mette nuovamente in viaggio.

La terza notte, ormai vicino alla meta, la stella lo conduce ad un castello, nel quale un bimbo sordo piange perché non può giocare con gli altri bambini. Immediatamente, il giullare gli lascia l’ultimo dono per il “re”, il fiore profumato, che il bambino annusa sorridendo. “Ne ha più bisogno lui che il re” pensa. Ancora una volta, si rimette in cammino felice di quanto visto.

Finalmente, in lontananza, vede una stalla isolata. La stella brilla come non mai. Ma che senso ha riverire un re senza alcun dono? Indeciso se tornare indietro o no, il giullare non sa cosa fare. Ma quella stella sembra chiamarlo, sembra dirgli di non farsi cruccio di ciò che non ha, quanto piuttosto di proseguire con quanto lui possiede: la sua fede.

Davanti la stalla c’è una gran folla: pastori, magi, pecore. Lui si avvicina e vede un bambino con due persone, i genitori Giuseppe e Maria. Il primo è impegnato con l’asino, mentre Maria cerca di trovare qualcuno con le mani libere per lasciargli il bambino e sistemare il giaciglio. Tutti hanno qualcosa. Tutti tranne il giullare. Senza dubbi, Maria gli mette il bambino in braccio. L’uomo ha finalmente trovato il suo re.

A mani vuote

Illustrazione de "i tre doni del giullare"

La storia qui sopra raccontata, ovviamente, manca di qualche dettaglio, ma la vera ricchezza de “I tre doni del giullare” sta nella semplicità del messaggio. Viviamo in una società sempre alla ricerca di qualcosa, di un “di più” senza il quale potremmo sentirci persi, o peggio, inadeguati. Il giullare si pone il dubbio alla fine del suo viaggio: “Cosa proseguo a fare se non ho nulla da donare?”

A mani vuote.

Le mani vuote possono essere chiuse o aperte. Sta a noi scegliere. Mani chiuse non permettono altro che la negazione, l’impossibilità di accogliere altro in sé. Le mani chiuse le usiamo quando dobbiamo dare un pugno, quando la rabbia ci pervade l’animo. I nervi sono tesi, ci stanca e ci affatica. Un circolo vizioso che non porta altro che nuova chiusura.

Le mani aperte, invece, sono capaci di accogliere e raccogliere, prendere e portare. Non sono mani arrabbiate, bensì d’amore, pronte ad accarezzare e a trasmettere calore. Le mani aperte possono essere libere dal superfluo per riempirsi dell’indispensabile: il re, per il protagonista. Possono stringersi, certo, ma non si chiudono da sole: si stingono con altre mani, visi, corpi e oggetti. Aprirle significa protendersi verso l’altro, non solo verso se stessi.

Senza nulla di proprio

Anche se non siamo nella sezione “Lo Specchietto“, vorrei fare una piccola riflessione cattolica. Questo libro, sin da subito, mi ha fatto venire in mente san Francesco e il suo “senza nulla di proprio”. Inserito nella famosa “Regola”, san Francesco, volendo dare una mia personalissima e “soggettivissima” interpretazione, non intende il non utilizzo delle cose terrene, quanto piuttosto il non sentirsene proprietari. Il creato stesso ci è dato in custodia, in “gestione”, ossia non è nostro ma possiamo usarlo come meglio crediamo (purtroppo o per fortuna).

Ecco, per me questo racconto è un po’ come la regola del Santo. Il giullare ha dei doni, le uniche cose che possiede, quindi indispensabili per il viaggio. Eppure, nonostante ciò, se ne libera senza pensarci, capendo come quegli oggetti non debbano rimanere suoi a tutti i costi, quasi egoisticamente, perché potrebbero essere regalati a qualcun altro che ne abbia più bisogno. Non sono più, quindi, importanti perché lui li ritiene così, ma perché portatori di gioia a chiunque vengano donati.

Il giullare non ha più nulla di proprio, ma riceve dai bambini un dono più profondo, anche quello non “suo”, perché rivolto a tutti coloro ai quali lui lo porterà: il sorriso per un gesto d’amore.

Edizione e illustrazioni

Come già detto, il libro è edito da Bohem. Al momento non è reperibile né su Amazon né su Feltrinelli (tanto per fare due esempi). Non conoscevo questa casa editrice, ma il prodotto è assolutamente di qualità. La copertina è rigida, lucida, resistente. Il formato è A4, con pagine ovviamente a colori e decisamente più spesse del normale.

Le illustrazioni sono identiche nel formato e nella posizione in ogni pagina, disegnate “a mano” con colori tenui e poco vivaci, adatti alla storia. Il testo è sempre scritto in basso rispetto alle immagini. Il libro è rilegato in brossura cucita a filo. Il costo (attualmente 12.30€) è, come spesso avviene per libri del genere, assolutamente sostenibile data l’alta qualità.

Il dono conclusivo

Arriviamo velocemente alla fine. Questo libro possiamo considerarlo come il “quarto dono” parafrasando un altro famoso libro (“Il Quinto Vangelo”). Come sempre, la “meravigliosità” di un racconto dipende anche da variabili “esterne”: leggere vicini ai nostri figli, con toni di voce modulati alle parole, con le giuste pause atte alla riflessione e all’osservazione di ogni particolare dei disegni.

A tal proposito, inserisco qui di seguito un vecchio spot, bellissimo, che spesso utilizzo in classe o nelle assemblee con i genitori.

Come sempre, vi ringrazio del tempo e dell’attenzione.

In questo link allego la pagina commerciale, nella speranza di averlo nuovamente disponibile al più presto. “I tre doni del giullare

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Buon proseguimento a tutti!

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