L’Epifania del Signore e i doni dei Magi
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 2, 1-18) “L’Epifania del Signore”
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme 2e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». 3All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. 5Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:
6E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda:
da te infatti uscirà un capo
che sarà il pastore del mio popolo, Israele».
7Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella 8e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
9Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. 11Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
Parola del Signore
La riflessione allo Specchietto
L’Epifania e i Magi sono certamente uno degli argomenti più gettonati nel catechismo delle Comunioni. Ho già trattato brevemente il viaggio dei Sapienti, nell’articolo in cui commentavo il Natale vero e proprio. Per questo, alcune cose potrebbero ripetersi, non me ne vogliate. Oggi avrei piacere a condividere con voi il significato di Epifania e dei doni portati a Gesù. Spero di non essere, come spesso avviene, troppo prolisso o complesso.
Epifania o Befana?
Distinguiamo da subito le due cose. La Befana, come Babbo Natale, non nasce da subito come “personaggio cristiano”. Sicuramente un posto lo hanno conquistato nel tempo, nell’unione fra tradizione popolare (pagana) e cristiana. Nel caso del barbuto omone, tutto nasce dalla figura di San Nicola, mentre la vecchietta sulla scopa prende forma da una leggenda che fra poco vi narrerò.
Cos’è quindi l’Epifania? Non è la Befana. Ripetiamolo. Il nome completo della festività del 6 gennaio è “Epifania di nostro Signore”. Qui, già possiamo intuire qualcosa: riguarda Gesù, la sua venuta e il suo avvento. La parola nello specifico significa “manifestazione“, quella, appunto, di Gesù a tutti i popoli. Questo fu davvero rivoluzionario per il mondo ebraico. Dio, l’irragiungibile, colui che vendicava le ingiustizie, che faceva crollare eserciti, che salvava il popolo dalla fame e dalle sete, ora scendeva sulla terra e si mostrava non in tutta la Sua gloria, bensì nella Sua fragilità.
Il Vangelo dell’Epifania ci spiega sin da subito che Dio non vuole più essere “lontano”, ma intende stringere un nuovo patto con tutti gli uomini e non solo col popolo eletto. Si rompe quella “esclusività” che da sempre caratterizzava il credo del tempo: ogni uomo sulla terra è una creatura di Dio, ogni essere vivente merita di poter pregare e godere dell’Amore di quel Dio che ci ha creati e animati col suo soffio. In questa visione possiamo comprendere come l’Epifania sia una festa fondamentale, da non confondere con la sola Befana, poiché è l’inizio di un nuovo modo di “vivere” e conoscere il Padre.
La Befana
Entriamo quindi nella leggenda della più propria “Befana”. Tutto iniziò durante il viaggio dei Magi, i quali, a un certo punto, non vedendo più la stella da tempo, decisero di chiedere informazioni. Arrivarono quindi dinanzi una casa, piccola e dall’aspetto un po’ decadente, nella quale trovarono una scontrosa vecchietta. Questa, indifferente alle richieste dei viaggiatori che cercavano un bambino seguendo una stella, li cacciò a malo modo, affermando che aveva cose più importanti a cui pensare. I Magi, scoraggiati, ripresero il loro cammino.
Dopo qualche tempo, però, la vecchia signora cominciò a ripensare all’evento e si pentì del suo comportamento. Decise quindi di cercare anche lei quel bambino, nella speranza di trovarlo e portargli un qualche dono. In casa, però, non aveva nulla di prezioso, solo pochi dolci fatti da lei. Povera com’era, non possedeva neppure una sacca adeguata, scegliendo senza altre alternative una delle sue calze come “borsa”. Preparato quel poco che aveva, e con la scopa in mano come bastone, intraprese quel viaggio.
Da quel giorno, lascia ad ogni fanciullo che visita un po’ dei suoi dolci, dentro una calza, nella speranza di incontrare quel bambino così speciale.
I Magi, i pagani che riconoscono la “manifestazione” di Dio
I Padri della Chiesa hanno dato molte interpretazioni dei Magi. Da nessuna parte viene scritto che siano stati re, come non ci è dato sapere se fossero realmente tre. Sappiamo, però, che erano sapienti, persone istruite, di un certo ceto sociale. Non erano ebrei, poiché provenivano da terre lontane, dalle quali, però, non era sfuggito un cambiamento nel cielo, una stella diversa dalle altre che probabilmente voleva dire qualcosa. Si pensa fossero astrologi, scrutatori del cielo.
Papa Benedetto XIV spiega con estrema semplicità: “Essi erano probabilmente dei sapienti che scrutavano il cielo, ma non per cercare di “leggere” negli astri il futuro, eventualmente per ricavarne un guadagno; erano piuttosto uomini “in ricerca” di qualcosa di più, in ricerca della vera luce, che sia in grado di indicare la strada da percorrere nella vita.“
“Uomini alla ricerca di qualcosa”. Dio ci conosce, ci ha creato, e comprende come necessitiamo di qualcosa di diverso da un “essere” lontano, da pregare con incenso e sacrifici. Abbiamo bisogno di qualcuno da amare, accudire, proteggere, come Adamo e Eva con il Giardino, poiché “è dando che si riceve” come scriveva San Francesco nella Preghiera Semplice. Amando veniamo a contatto con quella realtà più intima di Dio, diveniamo davvero a “immagine e somiglianza”, perché Dio è Amore.
L’Epifania come meta dell’attesa
L’Epifania è la meta di quel viaggio iniziato con l’avvento, con l’attesa di qualcuno. I Magi, scrutando il cielo, attendevano qualcosa che non sapevano, di cui non erano a conoscenza e che, probabilmente, non potevano neppure immaginare. L’avvento che inizia a fine novembre è la partenza di quel viaggio che i Magi intrapresero quella volta. Un percorso difficile perché non chiaro, ma non per questo impossibile.
I sapienti, come noi, non hanno atteso “da fermi”, ma si sono mossi, si sono resi protagonisti della loro vita e del tempo che gli era stato donato. Non rimangono a guardare il cielo, perché il segno è arrivato, il messaggio è partito e ora tocca loro, alla loro determinazione nel voler arrivare al cuore. È un’attesa pronta, scattante, come quella di un atleta pronto a partire al colpo di pistola dell’arbitro.
Dobbiamo essere vigili, attenti, consapevoli che dopo lo “sparo” siamo noi a dover arrivare sino alla fine, pena il rimanere dove ci si trova. Spesso, purtroppo, ci troviamo a vivere una attesa diversa, quella al cartello dell’autobus, passivi e disattenti a ciò che può accaderci attorno, col rischio di perdere la corsa perché impegnati a guardare… il telefono. Una volta che il bus riparte, non c’è modo di riprenderlo, rimanendo costretti ad aspettare (e a Roma si rischia la giornata!) il prossimo giro.
I doni dei Magi
Avviciniamoci alla conclusione con il classico dei classici: i doni. Nella storia della Chiesa, varie sono state le interpretazioni date ai tre oggetti. Qui ne ripoterò una delle tante, quella che solitamente condivido negli incontri di catechismo.
L’oro è il simbolo della regalità, del potere, del riconoscere Gesù come “vero uomo” a cui gli tutti devono riconoscere la gloria. L’oro è dei sovrani, di coloro che hanno la responsabilità di un popolo. Gesù è il Re dei re, che si prenderà cura di tutti noi.
L’incenso simboleggia la relazione con Dio. È una resina che viene bruciata, creando così un fumo dall’odore molto forte. Si utilizzava durante le cerimonie religiose e i rituali. I Magi donano l’incenso perché Gesù è “vero Dio”, colui a cui affidarci perché a “perfetta” immagine del creatore, se mi passate il termine.
La mirra è l’olio che veniva utilizzato sui corpi dei defunti, nel processo di mummificazione. Dall’odore molto forte, ha come significato la sofferenza, la “croce” che Gesù porterà nella sua vita. Da vero uomo morirà, da vero Dio risorgerà. “Il cerchio si chiude”.
Il viaggio implica trasformazione
Il 6 gennaio il papa ha fatto un’omelia di cui riporto il testo integrale (Omelia 06-01-21). Riprendo rapidamente un solo concetto. “Il viaggio implica trasformazione”. Sul viaggio è stato scritto e si scriverà sempre, argomento ispiratore per eccellenza (pensate che io ci feci il tema di maturità). I magi quando partono hanno delle esperienze, delle credenze, un bagaglio culturale che non sarà più lo stesso una volta raggiunta “la meta”.
Sono sapienti perché si pongono delle domande, dei quesiti, cercando una risposta che possa soddisfarli. Il viaggio che intraprendono è per ottenere una risposta importante: “cos’è quel segno che abbiamo visto?” E quando arrivano non si meravigliano, non hanno dubbi di fronte al bambino: “Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono“. Il viaggio li ha cresciuti nel corpo e nell’anima, ha permesso loro di “vedere” ciò che quel bambino nasconde, o meglio, porta sulle spalle: l’Amore per l’intera umanità.
Nel viaggio di ritorno i Magi non sono più gli stessi della partenza, portano con sé un tesoro diverso di quelli con cui sono partiti, hanno visto il Salvatore fra gli uomini, hanno visto che quel Dio che gli Ebrei credono non vuole essere esclusivo, di parte, ma intende con forza affermare che tutti, eletti e pagani, sono suoi figli nell’amore del Cristo. Non sappiamo cosa sia successo ai sapienti, ma possiamo immaginare che il loro viaggio abbia cambiato ben più di tre vite.
L’Epifania tutte le feste si porta via
Siamo arrivati alla fine del lungo monologo. Anche questo possiamo considerarlo un viaggio (aggiungerei pesante), ma ha il vantaggio di poter essere ripreso tutte le volte che si vuole. Spero di aver suscitato curiosità o un po’ di interesse. In caso contrario, potete provare la sezione “16-Bit“, lì troverete certamente uno stile più “leggero”. ^^
Ringrazio l’autore delle vignette di cui ho comprato il libro. Qui il link di Amazon come segno di riconoscimento.
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Vi ringrazio del tempo e dell’attenzione. Buon proseguimento!