L’albero dei ricordi
Buongiorno a tutti! Sono passate diverse settimane dell’ultimo articolo. Ancora oggi è, purtroppo, un periodo pieno di impegni e la sera non ho molta voglia di mettermi a scrivere qualcosa di sensato. Ma cerchiamo di andare avanti di un passetto, con un articolo nel quale tratterò un bel libro sul tema “defunti”, tarato per i bambini, con bei disegni e testi semplici. Vediamo assieme “L’albero dei ricordi” di Britta Teckentrup, edito da Gallucci.
Ci fu, o c’è, una volpe.
La trama è piuttosto breve, semplice ma profonda. La volpe, protagonista della storia, si “addormenta” nel bosco, quel bosco che per tutta la vita l’ha accompagnata assieme ai suoi abitanti. Una delicata nevicata ricopre il corpo oramai immobile.
In poco tempo, gli amici di una vita si avvicinano a lei tristi e addolorati per la sua scomparsa. Il silenzio è pesante, sofferente. Crea disagio perché, nonostante l’inevitabilità dell’evento, bisogna trovare il modo di tirar fuori ciò che si ha dentro.
All’improvviso, il gufo comincia a raccontare dei giochi, del tempo e dell’amicizia con Volpe, trasformando quel silenzio di sofferenza in tempo per pensare a quanto, in vita, il piccolo animale avesse portato gioia e tenerezza. Ecco allora che, uno dopo l’altro, tutti gli animali rievocano aneddoti ed episodi, aggiungendo nei loro cuori tristi anche la serenità di aver vissuto con una così bella compagna.
Man mano che i ricordi riaffiorano, un germoglio si erge dal cumulo di neve dove Volpe si era addormentata. Prima come piccola pianticella, poi come albero sempre più grande, sino a diventare un gigante nella foresta.
Tutto rinasce da qui. Quel momento di tristezza e solitudine, si è trasformato in un’occasione di gioia e ricordi, offrendo al futuro non solo un posto in cui tornare per addolcire momenti di tristezza, ma, soprattutto, un luogo dove riposare, crescere, giocare… e vivere, per sempre.
Per una scomparsa che raffredda, c’è un ricordo che riscalda
Arriviamo subito al centro del discorso: la morte, nonostante sia inevitabile e, talvolta, prevista, crea sofferenza e disorientamento. Senza voler entrare nei discorsi più comuni, dato che non è il momento né il luogo, bisogna però capire come affrontare ciò che va avanti, nel modo più bello e sereno, e come raccontarlo ai bambini. Sono del parere che non si possa trattarli con rispetto senza condividere con loro quanto faccia parte della vita. Senza voler sembrare catastrofici, ma la morte può entrare nelle famiglie in ogni momento purtroppo e i bambini non sono mai troppo piccoli per affrontare tali discorsi, col dovuto modo e tatto ovviamente.
Il libro “L’albero dei ricordi” riesce con delicatezza ad affrontare due tematiche molto complesse: quella della morte in sé, del non poter più interagire con quella persona, e la gestione del ricordo, ossia di come possiamo rendere “presente” quella persona a cui abbiamo voluto bene.
Affrontando il primo caso. La volpe non viene allontanata, non viene rifiutata nonostante la morte. Ciò che era stata in vita non sparisce con la morte, non rende più brutti o spaventosi. La morte fa parte degli esseri viventi, per quanto possibile va accolta così come è. Gli animali si siedono intorno, c’è rispetto, ma disorientamento. La guardano e riflettono. Cosa fare ora?
Non dimenticare. Ricordare.
Dimenticare significa “portar fuori dalla mente”, ricordare, invece, “portare al cuore”. Utilizziamo bene allora questi due termini. La volpe non poteva essere “dimenticata”, perché con la sua vita era arrivata al “cuore” degli altri animali, con relazioni profonde che andranno ben oltre la sua morte. Quella vita ha creato esperienze, vissuti e conoscenze che sono divenuti parte integrante e indivisibile del presente. Volendo fare affermazioni inflazionate, la storia ci insegna a come vivere meglio il presente. Ma apriamo un’altra finestra.
Non “ricordare per vivere”, bensì “vivere per ricordare”
E daje con Marzullo.
Torniamo a noi. “L’albero dei ricordi” offre al lettore (ma soprattutto all’ascoltatore) la possibilità di riflettere su uno degli argomento “tabù” per eccellenza. La morte, come tutte le cose, va sviscerata, discussa, affrontata perché altrimenti troverà impreparati, soprattutto i bambini. Una volta affrontato il tema, rimane la domanda: e ora cosa faccio? Ci sono ricordi “eterni” e ricordi “comete”, ma anche qui dobbiamo guidare i nostri figli a comprendere e suddividere il proprio bagaglio di esperienze con la persona defunta.
Ricordare per…
Esistono persone che vivono di ricordi, quel misto di malinconia, rimorsi, insofferenza che bloccano l’individuo nel passato non spronandolo a vivere il presente. Un ricordo che non fa guardare avanti, non stimola ad affrontare i problemi quotidiani, facendoli accumulare o, peggio, nascondere sotto il tappeto, finché questo non verrà spostato per qualche motivo creando il panico.
Mettiamo in chiaro una cosa: ovviamente è facile scriverlo e difficile praticarlo. Vero, ma da qualche parte si dovrà pur iniziare no? Rimaner sempre con lo sguardo al passato ci lega a un qualcosa su cui non possiamo fare più nulla, ci fa rimanere a guardare “il latte versato per terra” mentre si espande lentamente senza la determinazione di prendere uno straccio e asciugare tutto. Questo è ricordare per vivere, ossia andare avanti ogni giorno alla cieca, perché con lo sguardo rivolto su ciò che non può più essere interagito.
Vivere per…
Diverso è “vivere per ricordare”. “L’albero dei ricordi” aiuta a indirizzare gli occhi verso “le conseguenze” della morte, in senso positivo ovviamente. Riuscire a scoprire quella chiave di volta che ci permette di avere un cuore più sereno di prima… non ha prezzo. Quante persone conosciamo che, purtroppo, a seguito di una dipartita, magari improvvisa, non sono riuscite ancora a superare quel passaggio. Educare sin da bambini a ciò, aiuterà futuri adulti a vedere la morte per ciò che è: un evento al quale non ci si può sottrarre, ma al quale ci si può arrivare preparati, soprattutto da “spettatori”.
Dobbiamo vivere per ricordare, perché come ben fatto in “Coco” della Disney, coloro che sono stati meravigliosi in vita, e che hanno fatto certamente del bene, potranno continuare a farlo con noi, da dentro di noi. Grazie alle loro parole, agli insegnamenti, ai gesti o anche solo gli sguardi, i defunti possono guidarci nella vita di ogni giorno.
Ecco quindi “vivere per ricordare”: portare avanti un sogno, un amore eterno, nei secoli senza più “nome e cognome”, ma indelebile nei valori e nei sentimenti. Dobbiamo far memoria del nostro passato e di coloro che ne hanno fatto parte, per non dimenticare una parte indispensabile di noi stessi e non perdere mai di vista ciò che siamo oggi proprio per quel passato.
Ricordarsi dei dettagli
Volendo descrivere brevemente la parte “commerciale” de “L’albero dei ricordi”, ci troviamo di fronte a un libro di qualità, con copertina rigida e fogli molto spessi. Il formato è circa 25×25 cm, quindi abbastanza grande da poter godere dei disegni, seppur non particolarmente complessi ma degni di nota, diciamo adatti alla storia.
La struttura delle illustrazioni, creazioni della stessa autrice, è sempre la stessa: una pagina è dedicata alla storia, con generalmente uno sfondo, mentre quella a fianco è unicamente illustrata, proseguendo talvolta la prima. I colori sono tenui, non troppi vivaci e poco approfonditi nei dettagli. L’impaginazione in generale è adatta a bambini piccoli, forse meno per quelli grandi abituati a colori spesso esagerati e a tratti dinamici.
Il costo, al momento della recensione, è di 13.50 €, non poco ma meno di tanti altri analoghi.
Un libro da… ricordare
Concludiamo il nostro piccolo percorso alla scoperta di questo bel libro. “L’albero dei ricordi” è un testo semplice e adatto per parlare della morte ai più piccoli. Non sottolinea l’assenza e il vuoto, bensì l’importanza di ciò che il defunto lascia nei nostri cuori. Il libro è ben fatto, resistente, con coloro tenui e ben impaginato. Il costo non è fra i più proibitivi, vale la pena spenderli. Consigliato per la vostra biblioteca domestica.
Detto ciò… vi ringrazio del tempo e dell’attenzione.
Qui potrete trovare la pagina dell’editore.
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Buon proseguimento a tutti!