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Basil l’investigatopo, logica e deduzione alla portata di tutti

La squadra di Basil

Buongiorno a tutti! Oggi tratteremo un altro bel film d’animazione, vecchio quanto me, prodotto dalla Disney e fuori dall’ordinario conosciuto della grande casa produttrice. Parliamo di investigazioni, rapimenti, attentati e… tante risate. Buona lettura su “Basil l’investigatopo”!

Una trappola per… un topo speciale

Dio salvi la regina! Già, perché in “Basil l’investigatopo” il pericolo incombe nientepopodimeno che sulla regina d’Inghilterra (versione topo ovviamente). Basil, investigatore privato, viene assoldato da una bambina, Olivia Flaversham, a ritrovare suo padre, inventore. Questi è scomparso per opera di un pipistrello zoppo con un’ala spezzata. Il protagonista, accompagnato dall’ancora non fidato “Topson”, accetta di buon grado quando comprende che il rapimento è legato al suo acerrimo nemico, il più cattivo e geniale di tutti: il diabolico Rattigan.

Rattingan, il nemico di Basil

Ecco quindi che il trio, fra ambientazioni meravigliose ed enigmi complicati, si fanno man mano strada negli intrigati piani del cattivissimo Rattigan, il quale vuole sostituire la regina con un robot costruito nientepopodimeno (oggi sono in fissa con questa parola) che dal padre di Olivia. Più volte la morte sembra abbracciare i protagonisti ma, grazie all’aiuto reciproco e al coraggio di ogni personaggio, riescono a impedire l’irreparabile sostituzione. Colmo d’ira, Rattigan rapisce la bambina, nell’attesa di scontrarsi ancora una volta con Basil e ucciderlo una volta per tutte.

Dopo uno scontro incredibile, il cattivo precipita nel vuoto trascinandosi il protagonista. Ma, come nei migliori finali, eccolo volare su un marchingegno improbabile sano e salvo.

Segui il topo, perché lui sa dove è l’uscita

La prima volta che sentii un concetto del genere fu con Indiana Jones, credo il “Santo Graal”, dove i protagonisti devono scappare dalle catacombe di una chiesa piena di petrolio infuocato. Memorie a parte, i topi, in generale, possono insegnarci molto, tutto sta a guardarli con attenzione. In questa versione alternativa di Sherlock Holmes, la Disney ha tirato fuori dal cappello un piccolo capolavoro d’investigazione.

Basil è attento, scrupoloso, ma troppo logico e pratico. Olivia è una bambina semplice, intelligente, ma spesso disattenta. Nell’arco della storia, i due, oltre che a imparare a conoscersi, condivideranno i propri talenti l’uno con l’altro, donando una visione della vita diversa e interessante.

“Basil l’investigatopo” offre uno spunto di riflessione molto importante: l’uso della logica. Questa logica, come spesso purtroppo avviene, viene scambiata per meri algoritmi matematici da adoperare per risolvere un problema di numeri. Sfatiamo questa falsa credenza: la logica è quella competenza atta a mettere assieme dettagli, informazioni, dati per poi creare una propria risposta, nuova e inesistente prima del ragionamento stesso. La riflessione è ciò che possiamo maggiormente imparare da Basil: tramite di essa, possiamo mettere a fuoco ciò che serve per impegnare sin da subito e in modo adeguato tempo e risorse.

Questo film d’animazione può essere spezzato in tante piccole scene, una per ogni volta che il protagonista “si ferma”, quasi a sprecare tempo, per analizzare e mettere ordine nella sua testa. Si ferma, non si fa trascinare dagli eventi e quando lo fa spesso non finisce bene. Ecco quindi un primo punto importante: l’uso della logica e della riflessione come strumento di vita quotidiana.

Si riflette poco, spesso neppure allo specchio

Entriamo quindi più nel vivo del nostro commento. La nostra società ci “ordina” di essere veloci, tempestivi, audaci e competitivi, tutto ciò che può mettere in secondo piano un uso consapevole della logica. Ritengo giusto essere veloci, tempestivi e via dicendo, ma bisogna farlo in modo “consapevole”, riflettendo sui pro e i contro, sulle conseguenze dei nostri gesti, su quello che può provocare negli altri una nostra qualsivoglia azione. Troppo? I bambini non sono mai troppo piccoli per imparare qualcosa, perlomeno per “respirarla”. Loro imparano guardando, imitando, prendendo come esempio chi hanno vicino.

Ecco, quindi, che questo attento lavoro quotidiano di “uso consapevole” delle nostre capacità deve essere svolto dagli adulti. Spesso, però, loro stessi sono trascinati dagli eventi, dalla fretta, dal dar per scontato che tutti capiscano sempre i perché e i come si è arrivati a quella determinata scelta. Fermo restando ciò, gli educatori non sempre hanno la voglia, la competenza o l’interesse di fare “al meglio”. Vivo nel mondo dell’educazione oramai da decenni (per lavoro e per vita) e vi assicuro che, come in tutti i settori, lavori, ambiti, esistono persone ammirevoli e da stimare e persone che sarebbe meglio sparissero dal luogo in cui sono. Parole dure, vero, ma quando in gioco ci sono i bambini e la loro vita non si può essere “politicamente corretti”.

Tornando al nostro riflettere, la bellezza di Basil sta nel fermarsi spesso, nell’attendere, nei piccoli silenzi nei quali si lavora “di pensiero” e non solo correndo a destra o a manca. Niente continue esplosioni, lanci senza paracadute da aerei e inseguimenti imbarazzanti nel traffico cittadino. Qui vige il giusto equilibrio fra azione e riflessione, fra il “corri che altrimenti sarà troppo tardi” e il “fermati perché dobbiamo capire bene”. Come dicevo, un film d’animazione diverso da parte di zio Disney, qualcosa che, infatti, oggi non viene, secondo me, apprezzato come dovrebbe.

Il rispetto dell’altro, questo secondo grande sconosciuto

Rattigan

Ultimo tema: il rispetto dell’altro. Riprendendo quanto scritto nel precedente paragrafo, siamo in una società dove si parla molto del rispetto dell’altro ma, ahimé, se ne pratica ancora poco. La dignità di ognuno, come credo giusto sia, non dovrebbe derivare dalla nostra posizione lavorativa, dalla nostra ricchezza o solo dalle nostre azioni. La dignità, e il conseguente rispetto, dovrebbe nascere dalla trasmissione di quei valori in cui si crede fermamente e che, di conseguenza, fa scaturire le nostre azioni. In Basil questo elemento emerge in modo piacevole poiché i personaggi possiedono una bella complementarità.

Basil è l’investigatore-fenomeno, che sa tutto, intuisce tutto, che si crede superiori agli altri. All’inizio liquida un po’ facilmente la bambina, reputandola poco affidabile. La bambina è timida, insicura, poiché buttata dal destino in una situazione nuova e pericolosa. Topson è… è… un po’ imbranato ma genuino, una persona che sa voler bene e prendere a cuore la situazione che richiede il suo aiuto.

Questi tre personaggi, volendo escludere quelli secondari e gli antagonisti, cresceranno grazie allo scambio reciproco di valori, sguardi, gesti e parole. Le certezze e le paure mutano, cambiano, poiché il punto di vista dell’altro ci offre qualcosa di nuovo, qualcosa che da soli, probabilmente, non avremmo mai pensato. La bambina farà tornare Basil più nella realtà, facendogli guardare il mondo con occhi più “semplici”, Topson si distinguerà per la fedeltà e la fermezza che neppure l’investigatopo saprà mostrare. Basil condividerà quella sua determinazione, quel suo prendersi cura (sopito nel cuore) a qualsiasi costo, anche quando la situazione sarà disperata.

Elementare, Topson!

Basil e Topson

Anche se siamo al paragrafo finale di sintesi, vorrei sfatare un falso mito: nei libri di Sherlock Holmes, questi non proferisce MAI la sua frase forse più conosciuta. Conan Doyle, nel suo grande estro, non fece dire mai quelle due parole alla sua creatura.

Tornando a noi, “Basil l’investigatopo” è un film d’animazione bello, interessante, curioso e fuori dai classici schemi Disney. Offre diversi spunti di riflessione sull’uso della logica, del “prendersi il giusto tempo” e, volendo, sull’importanza degli altri per vivere la nostra vita in modo più completo, più consapevole. Ottimo come parte di un progetto scolastico, non deluderà i suoi piccoli fruitori nonostante l’età (del film).

Qui potete trovare un breve trailer del film.

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Vi ringrazio come sempre per l’attenzione e vi auguro un buon proseguimento. Alla prossima!

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