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La Natività raffigurata: un’impresa da… Dio!

Natività della scuola di Rublev
Natività della scuola di Rublev

Buongiorno a tutti cari lettori. Oggi vorrei dedicare il vostro tempo a un libro che reputo molto interessante, per quanto non possa definirmi “esperto” del settore. Le icone e, più in generale, le rappresentazioni sacre mi sono sempre piaciute. Finalmente, mi son deciso di approfondire questa mia passione con qualche lettura più “tecnica”. Dopo tante fatiche nel cercare autori “autorevoli” e non gente improponibile che si inventa iconografo dal nulla, ho trovato questo titolo. Sperando che le mie ricerche abbiano portato a due autori competenti, vi propongo “La Natività di Cristo nell’arte d’Oriente e d’Occidente” di François Boespflug ed Emanuela Fogliadini. Buona lettura!

Una, nessuna… centomila Natività

Va bene, il titolo Pirandelliano potevo risparmiarmelo. Però non ho resistito alla tentazione di paragonare il concetto di Pirandello alla grande varietà di interpretazioni, idee, contenuti che uno stesso evento, seppur sconvolgente nella storia dell’umanità, ha comportato. Diversità, però, che hanno alcuni fili comuni, come potremo di seguito vedere.

Come ben sappiamo tutti, la rappresentazione grafica è nata molto prima di quella “scritta”. Ben prima dei segni grafici che si sarebbero man mano trasformati in caratteri, l’uomo ha disegnato e raffigurato eventi quotidiani o soprannaturali per raccontare, educare, rendere eterno. La Natività, come è facile immaginare, ha preso prepotentemente il suo posto nel mondo raffigurativo. Che sia tramite icona, affresco, mosaico o tanto altro, riflettere sulle interpretazioni che gli artisti hanno avuto è oltremodo interessante, altresì istruttivo, poiché ci coinvolge in un viaggio spesso dettato da stereotipi, pregiudizi ma, soprattutto, tradizioni a volte sterili. Sterili perché dimenticate nell’origine, seguite passivamente senza chiedersi alcun “perché”, alcun “come mai”.

Ecco, questo libro offre piccoli approfondimenti sulla Natività, adatti a dei principianti come me. Perché Giuseppe ha sempre la stessa posizione? Perché Maria è vestita di rosso e blu? Come mai i magi sono tre e portano quei doni? Queste sono solo alcune delle domande a cui si potrà trovare risposta leggendo il libro.

Una struttura che si ripete

Per gli appassionati delle immagini sacre, questo libro può rivelarsi davvero interessante. Ovviamente dipende dal livello di conoscenza, poiché, come detto in precedenza, le nozioni e le riflessioni sono molto basilari e semplici. Detto ciò, possiamo certamente dire che la Natività possiede dei cardini che si ripetono, dei simboli che tornano in quasi tutte le immagini nonostante i secoli. Vediamone solo qualcuno, tanto per provare a incuriosirvi.

Giuseppe, Maria e Gesù

Giotto
Natività di Giotto

La figura di Giuseppe, già nel Vangelo particolare poiché non proferisce una sola parola (se non ricordo male), è sempre raffigurata come pensosa, riflessiva, preoccupata del dogma che sta vivendo. In alcune rappresentazioni è accompagnato da un angelo nell’atto dell’annuncio di gloria, in altre da un pastore che vuole insinuare il “dubbio” nel carpentiere. Fatto è che Giuseppe, nella Natività, è preoccupato e spesso in disparte, isolato da Maria e Gesù. In diverse immagini, addirittura, non compare, a prova di quanto gli artisti abbiano voluto sottolineare la centralità della Madre e del Figlio piuttosto che della “famiglia” intesa come la pensiamo noi.

Maria, al contrario di Giuseppe, è spesso raffigurata più grande degli altri personaggi, semisdraiata e in contemplazione del figlio. Veste di rosso e blu che, fra i tanti significati, rappresentano la Fede e la Carità della donna. Posizionata perlopiù al centro, cattura l’attenzione del fruitore con la sua tenerezza, giacché non poche volte viene raffigurata nell’atto di accarezzare, abbracciare, guardare il figlio appena nato.

Gesù è molto spesso posizionato in una mangiatoia “di pietra” e strettamente fasciato, con il chiaro intento di ricordare la tomba alla quale è destinato. Quasi sempre vicino alla Madre, è illuminato da stelle che lo legano alla volta celeste e, quindi, alla sua divinità. Interessante è la sua raffigurazione durante il “bagno”. Questo è attuato sempre da ancelle e rappresenta una “quotidianità” prettamente umana, a completamento dell’idea di divinità trasmessa dalla stella sopra accennata.

Angeli, pastori e magi

Natività di Enrico Benedetti

Sfatiamo subito il mito dei magi: non sono re e non è scritto da alcuna parte che siano stati tre. Volendo dirla tutta, anche i doni non sono segnalati, già. Tutto ciò è dovuto a papa Leone Magno, il quale, in un suo discorso, disse che i popoli dovevano adorare Gesù come i magi, 3 e con quei specifici doni. Quindi, dal 400 d.c. in poi, ecco nascere la tradizione dei magi come la conosciamo noi ^^.

Detto ciò, i magi, quando compaiono, seguono una stella, la stessa che illumina con i suoi raggi Gesù. Talvolta sono a piedi mentre altre in cavalcatura. Non hanno uno stile preciso se non quello di essere di età e colore diversi, così da simboleggiare le diverse età umane e la diversa provenienza (tre colori per tre continenti a quei tempi conosciuti).

I pastori sono avvertiti spesso da uno o più angeli. Talvolta sono disorientati, altre stupefatti, ma sempre intenti a fare qualcosa di quotidiano, come ad esempio suonare il flauto per passare il tempo durante il controllo del gregge. Non compaiono sempre ma, quando presenti, rendono certamente più completa tutta la scena.

Gli angeli sono altri protagonisti della Natività poiché, nella pratica, compaiono in tutte le raffigurazioni. Il loro ruolo è sempre lo stesso: annunciare la gloria ai pastori, ai magi… e al mondo intero, poiché Gesù è la nuova alleanza fra Dio e tutti gli uomini.

Autori ed Editore

Natività Notre-Dame
Natività vetrata cattedrale di Notre-Dame

Arrivando a conclusione, nella speranza di avervi incuriosito (non posso certo riscrivervi il libro no?) arriviamo alle informazioni più “tecniche”. Non poche volte ho bocciato un libro di raffigurazioni sacre poiché, per come la penso, deve esser scritto da qualcuno “del settore”. Mi spiego meglio. Sicuramente esistono tante persone non teologhe, storiche o altro del genere bravissime e super colte, ma, non conoscendole, preferisco affidarmi a qualcuno che, almeno sulla carta, la dovrebbe sapere lunga.

Ecco quindi la ricerca e l’approdo a questi due autori. François Boespflug è teologo, storico dell’arte e della religione. Emanuela Fogliadini è teologa e storica del cristianesimo. Entrambi scrivono in modo molto semplice, chiaro e sintetico, adatto a chi si avvicina alla materia da non molto. Il loro scopo è certamente mettere in evidenza alcuni punti fermi che, nella storia, la Natività ha creato. Punti fermi che, col passare dei secoli, sono stati in gran parte dimenticati e che si conoscono solo superficialmente.

L’editore, Jaca Book, ha pubblicato un libro ovviamente a colori, con pagine molto spesse e resistenti, adatte per eventuali appunti. La versione in mio possesso ha una copertina flessibile in formato A5. Le immagini sono abbastanza grandi da poterle vedere bene.

Ed eccoci ai saluti

Abbiamo concluso questa piccola recensione su un bel testo, un libro perfetto per chi si avvicina per la prima volta allo studio delle rappresentazioni sacre (e in questo caso sulla Natività). Per i più esperti, forse, lo vedrei più come “curiosità” piuttosto che studio. Il formato del libro permette un agile trasporto e le pagine sono molto resistenti. Gli autori sono qualificati e chiari nella trasmissione dei contenuti.

Per altre riflessioni potete cliccare qui. Nel caso in cui siate interessati a ricevere una volta al mese (se non ogni due…) la newsletter, basterà lasciare il proprio indirizzo nell’apposito form (nella colonna destra da PC, nella finestra a discesa del menù da mobile).

Vi ringrazio del tempo e dell’attenzione. Buon proseguimento!

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