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“Mi sono perso in un luogo comune” di Giuseppe Culicchia

Buongiorno a tutti! Oggi vogliamo parlare di un libro simpatico ma, al contempo, interessante e stimolante. “Mi sono perso in un luogo comune” di Giuseppe Culicchia ci può far riflettere sui maggiori stereotipi e pregiudizi della nostra società, con una buona dose di ironia e sarcasmo.

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Questo articolo fa parte della sezione “Lo Scaffale“.

Un dizionario di luoghi comuni

Entrando nel vivo del testo, il titolo “mi sono perso in un luogo comune” esprime piuttosto bene l’obiettivo prefissato: parlare degli stereotipi e dei pregiudizi della nostra società. L’autore tratta i più disparati argomenti d’attualità, dal razzismo allo sport, dalla politica alle vacanze. Lo stile è semplice, chiaro e, personalmente, riprende davvero bene alcune frasi “fatte”.

Emergenza: Da lustri è provocata dagli immigrati, ma può altresì riguardare il clima o i trasporti”.

Esercito: Opera in teatri di guerra ma svolge missioni di pace.”

Alimenti: un tempo si mangiavano. Oggi si passano.”

Pacchia: la si evoca solo per decretarne l’estinzione”

25 aprile: Se si dirige un telegiornale, mettere in scaletta un servizio sul ponte del 25 aprile e sul relativo esodo”

Queste sono solo alcune fra le centinaia di definizioni utilizzate. Possiamo da subito notare l’uso degli stereotipi e delle frasi per “ogni occasione”. Anche il lemma sul “25 aprile”, che può sembrare sciocco e quasi inutile, nasconde una grande verità. Abbiamo mai riflettuto su come le notizie siano a volte davvero circolari? Spero vivamente di sì e qui, ovviamene, potremmo citare tutta la lunga serie di affermazioni sulle notizie pilotate. Ecco, Culicchia parla dei luoghi comuni senza caderne dentro. Utilizza queste stesse frasi per aprire una riflessione a riguardo, per accendere una lampadina nel lettore e fargli notare che, a volte, siamo noi stessi la causa delle cose che sentiamo o facciamo.

Certo, forse non possiamo cambiare le notizie trasmesse al telegiornale, ma di certo, possiamo noi stessi muoverci alla ricerca di qualcosa di diverso. Io più volte mi ritrovo a cercare (con scarso successo) articoli sull’ebola, ad esempio. Ce lo ricordiamo? Per settimane i nostri giornali non hanno parlato di altro e poi…. PUFF! Tutto sparito. Sarà stata debellata come il vaiolo? A boh, io sto ancora cercando.

Uno stile asciutto ma con la giusta dose di opinioni personali

Ciò che mi è piaciuto di più di “mi sono perso in un luogo comune” è stato il giusto equilibrio di “verità” (se mi passate il termine”) e opinioni personali dell’autore. Non sono rare le volte in cui Culicchia mette chiaramente del suo, ma, lo riconosco, la maggior parte dei luoghi comuni sono davvero come li ha scritti, senza alcuna modifica “propria”.

Commenti che vanno a denigrare il PD come la Lega, gli ebrei come i palestinesi, o alcune delle più grandi aziende mondiali. Ogni cosa va a costruire man mano questo libro interessante, divertente e, a parer mio, triste. Già, triste perché rispecchia la semplicità (nel suo senso più negativo) delle persone, di coloro che si accontentano della “pappa pronta”, di coloro che faticano a pensare con la testa e cercano la propria opinione in quella degli altri.

Non si deve essere per forza come i “grandi” della storia. Per pensarla diversamente dalla massa basta avere un approccio critico sulle cose che si ascoltano, si fanno, si vedono. Non è sempre sbagliato seguire gli altri, basta farlo “volontariamente” e non solo perché “lo fanno tutti”.

L’autore

Mi sono perso in un luogo comune

Non scriverò in questa sede la classica biografia (dato che potete trovarla ovunque), ma mi limiterò a poche informazioni. Giuseppe Culicchia da sempre scrive libri e ha vinto nella sua carriera svariati premi letterari. Conoscitore di diverse lingue, è la mano che sta dietro a molte traduzioni per Feltrinelli, Garzanti e tanti altri. Dal testo posso dedurre che sia una persona ironica, intelligente e conoscitore della società. Ma questa è una mia ipotesi, sia chiaro!

Ha scritto numerosi libri tradotti in molteplici lingue. Non è quindi uno sprovveduto e, sempre per opinione personale, sarei propenso a leggere altro, cercando ovviamente fra le diverse tematiche disponibili.

Concludiamo

“Mi sono perso in un luogo comune” è un testo divertente, attuale e ironico. Aiuta a riflettere sugli stereotipi e i pregiudizi della nostra società, su quei luoghi comuni che spesso accettiamo perché “ne nati dentro”. Bello da leggere in ogni occasione, evidenziando e segnando quei passaggi che potranno tornarci utili in seguito, magari in una classe di ragazzi o di fronte a degli insegnanti.

Vi lascio con la frase che, assolutamente, più di tutte mi rispecchia.

Televisore: Da non confondere con la televisione”.

Vi ringrazio del tempo e buona lettura!

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