Alice nel paese delle meraviglie
Buongiorno a tutti! Oggi arricchiamo il nostro Scaffale di un altro bel libro, più complesso di quello che non sembri, ma non per questo da evitare. Iniziamo allora la discussione su “Alice nel paese delle meraviglie” di Lewis Carroll.
Qui la pagina commerciale del libro.
Questo articolo fa parte della sezione “Lo Scaffale“.
La trama
Innanzitutto, mi preme sottolineare che la trama non sarà presa dai testi targati Disney, bensì dalla versione integrale e originale del testo, ben più complessa ma coinvolgente.
Una piccola bambina di nome Alice, in un noioso pomeriggio di sole, intravede un coniglio bianco con un orologio. Incuriosita lo segue, finendo in un buco in un albero e, più avanti, in un paese molto strano, bislacco, fuori ogni apparente logica.
A seguito di imprevedibili eventi come il rimpicciolimento e l’ingrandimento del proprio corpo, Alice si trova a parlare e discutere con personaggi particolari come tutto il paese, che le rispondono vagamente, senza senso preciso, mentre compiono azioni ancor più strambe delle loro stesse parole.
Nel suo viaggio incontra uno strano bruco, intendo a fumare il suo narghilè, il quale le spiegherà per primo la stranezza del mondo nel quale è entrata seguendo il bianconiglio.
Proseguendo incontra una Duchessa intenta a calmare un “apparente” bambino. Dopo una serie di “illogici” eventi, Alice scappa incontrando il Cappellaio Matto e la Lepre Marzolina, oltre al Gatto del Cheshire. Qui la situazione si fa complessa: il Gatto rivela ad Alice che nel paese delle meraviglie tutti sono pazzi. Intanto, il Cappellaio e la Lepre si versano senza sosta il tè, poiché tempo addietro il signore del Tempo li “maledisse” fermando alle sei in punto il loro vivere. Stufa dei giochi di parole e degli indovinelli dei due “matti”, Alice prosegue il suo viaggio attraversando un’altra porta, questa volta sul tronco di un albero, arrivando infine al castello della Regina di Cuori.
Procedendo velocemente, la bambina vive una serie di irreali e surreali eventi con la Regina, fra cui una partita a croquet e un assurdo processo, che la porteranno nuovamente a ragionare su quel paese così folle.
La storia si conclude con Alice che si sveglia dal suo sogno, nel giardino di casa, poiché la sorella l’avvisa dell’ora del tè.
Una storia fuori dal comune
Partiamo dal fatto che la Disney, a questo racconto, ha creato molte false credenze. Infatti, le storie raccontante dalla multinazionale sono legate al famoso film d’animazione, con un linguaggio semplice e distante dall’originale. La storia, in realtà, come potete aver letto nel paragrafo precedente, è ben diversa. Esistono molti personaggi in più, alcuni hanno un ruolo ridimensionato, oltre a possedere una ricchezza di giochi di parole senza pari.
Come avviene in tutte le traduzioni, spesso è difficile, se non impossibile, rendere chiaro un concetto (o peggio) un gioco di parole da una lingua a un’altra. “Alice nel paese delle meraviglie” vive di poemetti, filastrocche, non-sense che nella nostra lingua risultano, purtroppo, intraducibili.
Eccoci allora di fronte a una storia complessa, che necessita di “studio” e riflessione, oltre che di un background lessicale personale. Le combinazioni numeriche del testo ne rendono molto difficile la comprensione, soprattutto pensando alla data di stesura (1865). Non si può leggere “Alice nel paese delle meraviglie” come un semplice libro di “narrativa”, ma va trattato forse come un saggio, un genere quasi autonomo.
Gli eventi e i personaggi che la protagonista incontra nella storia possiedono tutti una caratteristica precisa: sono apparentemente illogici, “fuori dal comune”. Qui entra in gioco un’altra riflessione: cosa significa “fuori dal comune”? Alice mostra come questo non sia altro che il diverso da ciò a cui siamo abituati. La bambina trova “pazzo” il mondo in cui è approdata, ma, viceversa, questo mondo trova strana lei e il suo comportamento così inspiegabilmente logico.
La dicotomia grandi-piccoli
Sappiamo bene che, almeno sino a qualche decennio fa, le storie per bambini avevano più o meno forte l’impronta pedagogica/educativa. Oggi, questa cosa si è un po’ persa ma non è questo il momento di parlarne. “Alice nel paese delle meraviglie” è forse un’eccezione ai racconti del tempo. Infatti, non possiede un ben preciso intento educativo, giocando più sul non-sense e sugli indovinelli.
In questo mondo straordinario, Alice comprende come tutte le regole da lei apprese siano messe “sottosopra”, rovesciate e ridicolizzate. I “grandi” fanno cose che lei non capisce, sono scomposti o compiono azioni riprovevoli. Addirittura la Regina di cuori ordina con ogni scusa il taglio delle teste! Ecco allora che la protagonista deve affrontare da sola qualcosa di totalmente nuovo ma affascinante. Alice non smette mai di domandare o chiedere ma, purtroppo, non le viene mai data una risposta ben precisa… anzi!
Riflettiamo ancora un momento: la storia, alla fine del libro, si scopre essere tutto un sogno. Parte la genialità dell’idea, questo può farci pensare all’inconscio di Alice. Le regole così ben assimilate nella ragione, quasi si ribellano senza che la sua coscienza possa far qualcosa. La “prigione” dell’educazione viene scardinata da quell’insieme di stranezze che la protagonista vive, e potremmo osar dire, quasi a voler comprendere più nel profondo quelle stesse regole.
Alice, l’infanzia “perfetta”
Chiudiamo questo articolo parlando un po’ della protagonista. Questo libro, certamente, meriterebbe un lungo approfondimento dei personaggi ma, a essere sinceri, potrebbe anche togliere un po’di quella magia che il lettore andrebbe a crearsi da solo leggendo.
Vediamo dunque Alice. Una bambina decisamente curiosa ma determinata: chiede, domanda, osa e si prodiga nel capire o aiutare in tutte le situazioni. Non per questo, però, finisce mai in veri guai, utilizzando le proprie capacità razionali per analizzare la situazione e attuare la soluzione migliore.
L’educazione è ineccepibile, ma non sottomessa alle ingiustizie cui si trova ad affrontare. Protesta e si difende a dovere, dialoga per convincere gli altri della propria tesi. Possiamo quindi considerare Alice una bambina “modello”: pensa con la propria testa, autonoma, ma rispettosa delle creature che la circondano, nonostante non le capisca o la spaventino.
Nonostante sia totalmente “al contrario” rispetto al suo mondo fantastico, Alice non risulterà mai scontata o sciocca. Il lettore saprà certamente apprezzarla con il giusto divertimento.
In sintesi
“Alice nel paese delle meraviglie” è un libro meraviglioso, tipico della letteratura inglese ricco di non-sense e giochi di parole o enigmi matematici. Al contrario di ciò che si possa pensare, è una lettura difficile per un bambino della scuola primaria, ma non impossibile. Lo consiglierei a partire da una V primaria. Un libro con svariate sfaccettature da scoprire con calma, da gustare senza fretta per poter apprezzare appieno lo stile “fuori dal comune”.
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Vi ringrazio per il tempo e vi auguro buona lettura!