Lo Specchietto

La nascita di Gesù, il Natale sotto diversi punti di vista

Dai Vangeli secondo Luca (Lc 2, 1-10) e Matteo (Mt 2, 1-11) “La nascita di Gesù”

Luca (sintesi):

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo.

C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, 10 ma l’angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11 oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. 12

I pastori dicevano fra loro: «Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». 16 Andarono dunque senz’indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. 

Matteo (sintesi):

Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: «Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta.

Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».

Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10 Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. 11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.

La riflessione allo Specchietto

Il Natale è certamente uno dei momenti più intesi di un cattolico. Oggi, cercherò di riflettere con voi non sul senso generale di questa festività, bensì su quanto possano aver pensato o vissuto i diversi protagonisti: i Magi, Giuseppe e Maria, Erode, ecc. Come sempre… quanto leggerete non sarà la Parresia della Cristianità, ma un punto di vista personale da credente…più o meno!

Per motivi di lunghezza, non penso di approfondire esageratamente ogni figura… ma vediamo cosa uscirà fuori!

Giuseppe, la figura del padre

Iniziamo dal mio personaggio preferito: Giuseppe.

Chi era Giuseppe? Un uomo “giusto”, saggio e onesto. Un carpentiere e non un semplice falegname. E qui finisce la sua descrizione. Sì, perché nella letteratura ufficiale non molto altro si aggiunge. In questo, sappiamo che Giuseppe, tempo addietro, aveva pensato di ripudiare Maria dopo aver saputo di aspettare un bambino, ma in segreto, per evitarle la condanna pubblica e la lapidazione. Era un uomo quindi ligio alle regole ma dal cuore buono. Grazie all’angelo tutto cambiò e accolse con sé Maria e il frutto del suo grembo.

Il viaggio verso Betlemme (che significa casa del “pane”) avveniva proprio nei giorni del parto e questo non poté non causare timori e paure: tutti erano in viaggio e le strade erano piene di pericoli. Ma, come abbiamo detto, ligio al dovere parte, con “l’incubo” peggiore che si avvera: Maria non può proseguire perché deve partorire. Ecco probabilmente la spasmodica ricerca di un luogo ove stare e riposare. Ma non c’è posto, da nessuna parte. Ecco il Natale di Giuseppe: la gioia di vedere il “proprio” figlio, ma la paura di non dargli, già dalla nascita, un luogo accogliente. Per quanto santa sia stata Maria, non era forse nelle sue condizioni migliori e Giuseppe doveva gestire da solo la situazione.

Ecco allora emergere tutta la grandiosità di Giuseppe/padre: una persona risoluta che si prende cura dei più fragili, come Dio si prende cura di Noi. Una persona che custodisce come Adamo ed Eva dovevano custodire tutto il creato. Al tempo stesso, però, non è il padre “padrone”, colui che detiene un potere indiscutibile: vuole costruire insieme, vuole condividere l’amore.

Maria, una madre coraggiosa

La nascita di Gesù per Maria, come per tutte le donne, non sarà stata una passeggiata. Nonostante tutti gli appellativi possibili e immaginabili, probabilmente era una quindicenne o poco più, che aveva accettato non senza indugio un compito grande e difficile. Sapeva di rischiare la vita “non conoscendo uomo“, ma si affidò lo stesso alla volontà di Dio.

Si mette in viaggio con lo sposo con tutti i timori del marito, se non di più. Resasi conto del momento, non trova però conforto in nessun luogo. Come sarà possibile far nascere Gesù se non saprà neppure dove poggiarlo? “lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo“. Un piccolo bambino, un essere quasi “insignificante” era di troppo da tutte le parti. Anche Maria, al pari di Giuseppe, non deve aver provato solo gioia nel concepire il bambino, poiché di fronte a loro si prospettava ancora il viaggio, i pericoli, il ritorno e, tutto ciò, con un bambino appena nato che necessitava di cure continue, amore e un luogo dove riposare dignitosamente.

Torniamo di nuovo al concetto di Natale: per Maria, questa nascita, sarà stata sinonimo di timori e paure, oltre che di gioia naturalmente, perché, nonostante la Volontà di Dio, la vita si costruiva giorno per giorno, affrontando ogni difficoltà a testa alta. Non sappiamo le condizioni fisiche della donna dopo il parto, possiamo solo immaginare le cure amorevoli di Giuseppe in tutta quella situazione quasi “surreale”.

I pastori, il popolo che accorre dal Signore. Ma tutti?

Nascita

I pastori sembrano una cornice in tutta la storia, figure di poca importanza che si mettono in cammino dopo l’annuncio dell’angelo. In realtà, possiedono un ruolo determinante in tutto il Natale: sono il popolo che, venuto a conoscenza del “verbo che si è fatto carne“, si mette in gioco lasciando probabilmente il proprio lavoro, la propria casa e, forse, il proprio gregge.

I pastori erano poco più di niente, vivevano lontani dal centro abitato ed erano generalmente poveri. Eppure, nonostante questo, sono fra i primi a ricevere l’annuncio della nascita. I re Magi sono in viaggio, arriveranno dopo pochi giorni, ma sono i pastori ad aver ricevuto la “buona novella” della nascita quasi in diretta. Questi si muovono e, come ho detto, forse lasciano tutto per presentarsi davanti al salvatore, a mani vuote ma, proprio per questo, libere di adorare il Signore senza altri impicci, senza altre distrazioni.

Riflettiamo ancora: si saranno davvero mossi tutti i pastori? C’è scritto che “senz’indugio” partirono, ma forse molti rimasero al loro posto, a sorvegliare il gregge, unica fonte di guadagno e vita. Mi piace pensare che i pastori, come rappresentanza del popolo, abbiano avuto il “coraggio” di far finta di nulla, di non accogliere l’annuncio dell’angelo, poiché liberi di scegliere. Come Maria, libera di essere protagonista del proprio futuro, ai pastori viene lasciata la condizione di “figlio libero”, di scegliere quale strada intraprendere: quella di casa, nella sicurezza e nel conforto ma senza Dio, oppure quella verso Betlemme, incerta e pericolosa ma con Dio pronto ad accoglierti a braccia aperte.

Erode. La paura di perdere il proprio potere

Arriviamo quindi a un altro personaggio importante per quanto riguarda la nascita di Gesù: re Erode.

Figura tutt’altro che controversa: sono chiare le sue intenzioni. Rimane turbato all’arrivo dei Magi, si informa immediatamente e chiede di essere assolutamente informato sul luogo preciso “perché anch’io venga ad adorarlo“. La meschina richiesta ha, probabilmente, poca ambiguità: la paura di perdere un potere, poiché il “Re dei Giudei” avrebbe certamente preso il suo posto.

Erode viene descritto in più parti come un uomo dalle grandi potenzialità ma, al contempo, attaccato alla corona, con la forte intenzione di difenderla a ogni costo. Assassini, torture e vendette erano giustificati dal fine ultimo. Torniamo quindi al momento più grave: “Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo“. Posso solo immaginare la faccia del re. Altro “turbato“, nella sua testa saranno passate tutte le sue più profonde paure. “Un Re che prenderà il mio posto? Dovrò lasciare il potere che mi sono conquistato con tanta fatica? Mai! Questo re deve morire il prima possibile.”

Non discorrerò sulla “strage degli innocenti”, perché servirebbe un articolo tutto per sé, ma le conseguenze di questa paura furono, purtroppo, chiare nel giro di pochi mesi. Compreso che i Magi non sarebbero più tornati, fece uccidere tutti i bambini sotto una certa età, così da “assicurarsi” il trono ancora per lungo tempo. Proprio per causa sua, Giuseppe, Maria e Gesù dovettero fuggire altrove, esiliati in Egitto in attesa di tempi migliori.

I Magi, pellegrini verso una stella non sempre brillante

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La nascita di Gesù ha mosso davvero “mari e monti”, ma in silenzio, con timidezza e rispetto. I Magi, ricchi e dotti signori d’Oriente, notano che il cielo “è cambiato”. Vedono una stella e capiscono che qualcosa di grande sta per accadere.

Come detto a più riprese, muoversi in quei territori non era affatto sicuro: briganti, ladri e criminali scorrazzavano più o meno liberamente e il rischio era perennemente alto. Nonostante ciò, i Magi decidono di “camminare” verso quella stella, di vivere un avvento non “statico” bensì “dinamico”. Anche loro sono in attesa: di vedere quanto la stella sta promettendo loro. Ecco quindi già una riflessione: i Magi si muovono verso la novità, sono attenti scrutatori del cielo e, come scritto nel Vangelo della prima domenica di avvento, “vegliate, perché non sapete quando è il momento. […] fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati” [Mc 13, 36].

Seconda riflessione: “Al vedere la stella provarono una grandissima gioia“. Io vedo qualcosa in più oltre la mera gioia di arrivare alla fine del proprio viaggio… vedo una tensione che si distende, l’essere rincuorati che finalmente il Re dei Giudei è di fronte a loro. Non dobbiamo immaginare una stella perennemente accesa, limpida, brillante. La stella sarà stata spesso oscurata da nuvole, da eventi naturali di ogni genere e, perché no, dal dubbio interiore e profondo di aver perso la strada. La stella che brilla è la fiducia dei Magi nel loro viaggio e nel loro credere che qualcosa nel mondo stia cambiando. La nascita del Re dei Giudei è un evento dell’uomo/tutto, non solo degli Ebrei.

Una nascita sconvolgente

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Volendo riassumere in parole diverse, il Natale che festeggiamo non è stato esente da difficoltà o problemi. La nascita di Gesù ha sconvolto, in positivo e in negativo, diverse vite, causandone cambiamenti profondi sin dentro l’anima. Giuseppe, Maria, Erode, i pastori e i Magi hanno visto stravolgere la loro esistenza per un bambino piccolo e indifeso, come tutti gli altri, ma dal futuro grande come tutta l’umanità.

Ringrazio l’autore delle vignette di cui ho comprato il libro. Qui il link di Amazon come segno di riconoscimento.

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Vi ringrazio del tempo e dell’attenzione. Buon proseguimento!

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