Legislatura Scolastica

Le Indicazioni Nazionali (per la Primaria): contenuti in sintesi

Le “Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell’Infanzia e del Primo Ciclo di istruzione” del 2012 (D.M. 254/2012) sono il punto di partenza di tutto il lavoro di progettazione di ogni insegnante che si rispetti. Oggi vedremo in che modo questo fondamentale documento è costruito, i suoi punti salienti e qualche curiosità meno evidente. Buona lettura!

Dai programmi alle Indicazioni Nazionali

Chi non è avvezzo al mondo della scuola non può capire la rivoluzione avvenuta con le “Indicazioni”, col passaggio dai “programmi nazionali” alle “Indicazioni per il curricolo”: senza paura potremmo chiamarlo l’anno zero della progettazione scolastica. Detto ciò, è importante evidenziare, in modo molto sintetico, quelli che sono i passaggi fondamentali che hanno portato il ministro Profumo, nel 2012, a emanare questo documento, ancora validissimo dopo ben 12 anni dalla sua stesura.

Dal 1999, precisamente con la legge sull’Autonomia Scolastica (D.P.R. 275/99), le scuole devono obbligatoriamente creare un proprio POF (Piano dell’Offerta Formativa), dal 2015 chiamato PTOF (Piano Triennale dell’Offerta Formativa) per presentarsi al territorio e descrivere minuziosamente tutto quello che la scuola fa, come valuta, quali sono gli obiettivi, le alleanze col territorio, i punti di forza e debolezza… ecc. una sorta di carta d’identità. Il POF, che sarà poi argomento di un futuro articolo, è quel documento che ogni famiglia dovrebbe sempre leggere prima di iscrivere il proprio figlio.

Detto ciò, nel PTOF è inserito, in uno dei capitoli, l’Offerta Formativa più strettamente didattica, ossia tutto quello che la scuola fa in ambito educativo, dalle discipline, agli orari, alle metodologie didattiche, ai criteri di valutazione, ecc. In questo frangente si inserisce il curricolo, ossia le azioni che intenzionalmente la scuola compie per favorire il successo formativo dei suoi alunni”.

Ecco quindi come vediamo nascere nelle scuole un percorso didattico personalizzato sul territorio, sul contesto nel quale gli Istituti risiedono. È evidente la novità in positivo che questo comporta: in relazione al territorio, al contesto sociale e all’utenza, ogni Istituto scolastico può creare un’Offerta Formativa perfetta, su misura, comprendendone i bisogni e conoscendone i punti di forza e debolezza.

Cultura, Scuola, Persona

Il primo capitolo delle nostre Indicazioni Nazionali tratta molto in generale la società nella quale la scuola è oggi inserita. Nelle quattro sezioni si passa dalla descrizione di quello che deve fare la scuola (inclusiva, interculturale, un modello, ecc.), alla centralità della persona sino ai concetti di nuova cittadinanza e umanesimo. Cosa significano? Cercherò di farvene qui una breve idea, fermo restando che non ci si può esimere dal leggere con MOLTA attenzione questo nostro documento indispensabile.

La scuola nel nuovo scenario

La società muta velocemente e ancor più velocemente la scuola deve saper cogliere sempre le giuste informazioni da essa. L’educazione deve permettere agli alunni di apprendere e saper stare al mondo, attraverso una proficua (seppur difficile e quasi impossibile) interazione con le famiglie. Gli studenti di oggi interagiscono con centinaia di culture diverse e, con queste, devono costruirsi una loro identità personale aperta agli altri.

In tutto questo, i docenti hanno il ruolo fondamentale di rispettare le uguaglianze e libertà, le differenze e tutte le fragilità e disabilità. In questo scenario, come scritto, l’intercultura è il modello per il reciproco riconoscimento, grazie alla quale ci si potrà aprire al mondo. Il sostegno alla diversità, in tutte le sue forme, deve essere sostenuto soprattutto all’interno delle classi.

Cosa significa “fare scuola” quindi? È un’opera attenta al metodo, ai media, alla ricerca ma, soprattutto, al consolidamento delle competenze e ai saperi di base; tutto questo, naturalmente, deve essere legato alle inclinazioni degli studenti, centro del nostro operato. Per concludere, le finalità della scuola, fra le tante, devono essere quelle di offrire occasioni di apprendimento dei saperi e linguaggi, costruire il pensiero critico, elaborare metodi e sviluppare un’autonomia di pensiero.

Centralità della persona

Considerato a pieno titolo un contenuto epistemologico, nelle Indicazioni Nazionali viene ribadita la centralità della persona, poiché tutte le finalità si sviluppano attorno all’alunno che apprende, non al docente che insegna. La cura alla classe come gruppo deve essere uno dei punti focali del nostro far scuola, poiché il lavoro si struttura conoscendo gli aspetti relazionali, affettivi, corporei, estetici, etici, spirituali e religiosi degli studenti.

La scuola deve essere un luogo accogliente, coinvolgendo tutti i protagonisti: personale educativo, studenti e famiglie. Grazie a ciò si potranno elaborare quegli strumenti di conoscenza necessari per comprendere i contesti naturali, sociali, culturali, antropologici nei quali gli studenti si troveranno a vivere e a operare.

Per una nuova cittadinanza

La scuola deve insegnare le regole del vivere sociale e lo può fare attraverso due linee formative: verticale e orizzontale. Nel primo caso mira a far sì che l’alunno possa, per tutta la vita, essere capace di apprendere e adattarsi ai diversi contesti; nel secondo, coinvolge tutti i protagonisti attorno agli studenti (famiglie, enti locali, associazioni, ecc.) ricordandone il forte impatto educativo.

L’alleanza con le famiglie è indispensabile per poter supportare a 360° gli alunni, arrivando a distinguere i veri apprendimenti da quelli superficiali; “insegnare ad apprendere” e “insegnare ad essere” sono la meta che dobbiamo raggiungere in una società che mira sempre più spesso “all’imparare ad apparire” o “all’avere”. Come già detto, tutto questo si basa sulla valorizzazione delle interazioni e della conoscenza reciproca, poiché “gli altri” sono coloro che ci mostreranno lati di noi stessi che, da soli, forse non vedremmo mai.

La nuova cittadinanza si fonda sui valori nazionali, ma si apre al contempo alle diverse esperienze e culture. La scuola deve educare cittadini capaci di costruire una collettività nazionale, europea e mondiale. Questo non può accadere senza delle profonde radici storiche, le quali crescono facendo memoria e condividendo le esperienze passate.

Per un nuovo umanesimo

La scuola deve mettere in relazione il microcosmo personale con il macrocosmo dell’umanità: esiste una relazione biunivoca fra le due parti. Educare a questi due concetti, aumenta la responsabilità degli alunni, i quali, da adulti, saranno consapevoli del loro ruolo all’interno della società e del mondo.

Tutto questo avviene attraverso una nuova alleanza fra discipline, con alcuni obiettivi specifici: ricomporre i grande oggetti della conoscenza (ad es. l’universo); promuovere il saper cogliere l’essenziale, lo sviluppo delle scienze, valutarne i limiti e le potenzialità; diffondere la consapevolezza che i grandi problemi dell’attuale condizione umana (es. cambiamento climatico, crisi energetiche, ecc.) possono essere affrontati e risolti anche con una stretta alleanza fra discipline e culture.

La sensibilizzazione a tali tematiche è pertanto fondamentale, ma ciò può avvenire unicamente tramite una costruzione condivisa con gli studenti e non da sopra una cattedra. Le discipline ci stanno aiutando a ricostruire i grandi passaggi della storia, il nostro passato, le nostre difficoltà, gioie e viaggi. Gli alunni devono comprendere il legame causale fra quello che le discipline ci riportano e la vita di oggi, al fine di poter migliorare costantemente le nostre condizioni di vita.

Finalità Generali

Il capitolo delle “Finalità Generali” delle Indicazioni Nazionali è piuttosto breve e viene suddiviso in due macro-argomenti: “Scuola, Costituzione, Europa” e “Profilo dello studente”.

Scuola, Costituzione, Europa

Nella prima sezione viene anzitutto ribadito un concetto fondamentale: la finalità della scuola è lo sviluppo armonico e integrale della persona, all’interno dei principi della Costituzione italiana e della tradizione culturale europea. Detto ciò, vengono poi approfonditi quelli che sono alcuni passaggi legislativi fondamentali per comprendere pienamente le finalità del nostro curricolo.

Nella Costituzione viene sancito l’obbligo scolastico per almeno 8 anni nell’art. 34 (mi raccomando fate attenzione perché oggi siamo a 10 dal 2003, riforma Moratti). L’istruzione viene impartita dalle Istituzioni pubbliche, paritarie, private e nei contesti parentali. L’ordinamento scolastico tutela la libertà d’insegnamento (art. 33) ed è centrato sull’autonomia funzionale delle scuola (art. 117). Dal 1999, tutte le istituzioni sono tenute a creare un Curricolo che dovrà poi essere inserito all’interno di un POF (oggi PTOF), il quale sarà la “carta d’identità” di ogni istituto.

Al fine di garantire una scuola equa e di qualità, alcune deleghe rimangono “in mano” allo Stato, il quale detta le direttive generali alle quali le scuole devono far riferimento per i propri curricoli. Le Indicazioni Nazionali fissano quelli che sono gli obiettivi generali delle discipline, gli obiettivi di apprendimento e i traguardi di competenza degli alunni per ogni disciplina. In tutto ciò viene sottolineata con forza l’importanza delle Competenze chiave che citavo prima (attenzione perché nelle Indicazioni Nazionali sono quelle del 2008 ma sono state sostituite dalle Competenze del 2018).

Profilo dello studente

La seconda parte, come detto, è dedicata al “Profilo dello studente” legato proprio alle suddette Competenze. Lo scopo di tale profilo è il permettere il pieno esercizio della cittadinanza, attraverso la nostra scuola unitaria di base, che fonda ed è fondata dai diritti universali, dal rispetto, dell’inclusione e da tutti quei contenuti epistemologici. Evitando di analizzare tutto il profilo, poiché servirebbe un articolo solo per questo, ritengo importante condividere come la vostra attenzione debba essere indirizzata alla “classificazione” dei vari paragrafi, così da capire la suddivisione delle 8 competenze lungo tutto il profilo.

L’organizzazione del Curricolo

Dopo i primi due capitolo molto generali, con il terzo cominciamo a entrare più concretamente nella struttura del Curricolo scolastico. Qui le Indicazioni Nazionali declinano alcune sezioni fondamentali alle quali le scuole non possono fare a meno. Vediamole tutte nel dettaglio.

Dalle Indicazioni al curricolo

Ribadiamo il concetto: le Indicazioni Nazionali sono il quadro di riferimento per la progettazione curricolare affidata alle scuole. Il Curricolo è espressione della libertà d’insegnamento e dell’autonomia, esplicita le scelta della comunità educante e dell’Istituto. Dalle Indicazioni, le scuole (come detto sopra) dovranno prendere il “profilo delle studente”, “I traguardi di competenze” e gli “obiettivi di apprendimento” per ogni disciplina, le quali dovranno obbligatoriamente essere tutti presenti (oltre a Ed. Civica uscita con la 92/2019) nella didattica e nella relativa Scheda di Valutazione (non più Pagella!!!).

A seguito di queste scelte, gli Istituti (e nello specifico i docenti) individueranno le scelte didattiche e gli approcci pedagogici più efficaci con particolare attenzione alla possibile aggregazione in aree delle discipline.

Aree disciplinari e discipline

Le Istituzioni scolastiche hanno la responsabilità di orientare la didattica alla qualità e non alla linearità delle discipline. Cosa significa? Che devono essere utilizzati tutti quegli strumenti, strategie, metodologie per far sì che l’apprendimento non rimanga legato a una (seppur utile) lezione frontale. La connessione esistente fra le discipline (soprattutto quelle considerate “cerniere” per eccellenza come Geografia, Musica e Scienze Motorie) rende anacronistico parlare di contenuto a sé, ma obbliga una progettazione a monte di un percorso flessibile, interdisciplinare, che miri alla costruzione delle competenze tramite un processo di apprendimento.

Un piccolo paragrafo è dedicato alla lingua italiana: essa non può essere delegata unicamente al relativo docente, ma deve essere un impegno costante di tutto il team, soprattutto in quelle realtà dove è alta la presenza di alunni provenienti da contesti migratori (così chiamati gli “alunni stranieri” dagli Orientamenti Interculturali 2022).

Continuità ed unitarietà del curricolo

La nascita degli Istituti Comprensivi (già dagli anni 90 e ufficializzati col nuovo millennio) ha reso ancor più importante l’apprendimento “verticale”. Nonostante l’Infanzia, la Primaria e la Secondaria di Primo grado siamo profondamente diverse fra loro, la continuità che gli Istituti Comprensivi assicurano sono un elemento oramai imprescindibile per l’educazione/istruzione dei nostri alunni.

La riforma Moratti del 2003 sancisce la nascita del “Primo Ciclo di Istruzione”, ossia l’unione della Primaria (fino ad allora chiamate Elementari) con la Secondaria di Primo Grado (chiamate Medie). Questo, oltre a essere il motivo per cui non verranno più svolti gli esami di V Primaria (essendo “raggirato” l’articolo della Costituzione nel quale “E` prescritto un esame di Stato per l’ammissione ai vari ordini e gradi di scuole” art.33) dato che non sono più settori separati, permette agli Istituti di poter creare quel Curricolo verticale “unico”, legato a un apprendimento temporalmente legato, poiché, sulla carta, parliamo dello stesso “ciclo” di scuola.

Traguardi per lo sviluppo delle competenze

Strettamente legato a uno dei successivi paragrafi (Certificazione delle Competenze), viene qui focalizzata l’attenzione sull’importanza delle Competenze come “riferimenti ineludibili” per i docenti. Come già in parte descritto in precedenza, la scuola di oggi non si basa più sull’insegnamento, sulla trasmissione meramente contenutistica delle discipline (che deve comunque avvenire) dall’alto verso il basso, ma costruisce tutto il suo lavoro sul “processo d’apprendimento”, ossia sulla capacità dell’insegnante di “calare” la propria didattica sugli alunni di fronte a sé, permettendogli di costruire “attivamente” la propria conoscenza legata anzitutto all’interdisciplinarietà e poi ai contenuti.

I “traguardi delle competenze” sono una delle variabili “cogenti” degli Istituti, ossia non possono essere modificati con l’Autonomia Scolastica. In altre parole, ciò che è scritto nelle Indicazioni Nazionali deve rimanere tale nel Curricolo d’Istituto; ovviamente, lo scopo è favorire/garantire un’uniformità dell’apprendimento in tutta Italia (un po’ come le prove INVALSI). Al contrario, le scuole sono libere di decidere qualsivoglia strategia e/o percorso per raggiungerli.

Obiettivi di apprendimento

Come si raggiungono i “traguardi delle competenze”? Attraverso gli “obiettivi di apprendimento”, ossia quell’elenco di conoscenze e abilità che la scuola può modificare liberamente in relazione al contesto, all’offerta formativa, alle risorse, ecc. ecc. ecc. Gli obiettivi sono declinati per ogni disciplina e, nella maggior parte dei casi, sono divisi in obiettivi di fine terza e quinta Primaria al fine di facilitare il lavoro di progettazione dei docenti.

In quasi tutti i casi, sono suddivisi in “nuclei tematici”, “titoli” nei quali vengono raggruppati e che possono tranquillamente essere utilizzati come “nomi” degli obiettivi della valutazione delle discipline quotidiana (es. in matematica possono esserci gli obiettivi “numeri”, Dati e previsioni” e “Spazi e figure”).

Gli obiettivi, come poi descriverò con maggiori dettagli in altra sede, devono avere delle caratteristiche precise (secondo la valutazione N.172/20 e che sarà modificata nell’a.s. 2024/25). Anzitutto devono essere operativi, contemplare un “processo” ben preciso che l’alunno deve attivare; contestualmente, devono descrivere un contenuto, ossia la conoscenza che lo studente deve “dimostrare”. Tutto ciò al fine di creare obiettivi specifici non ambigui, chiari, “oggettivi” e valutabili.

Valutazione

Corposa sezione che vuole dare unicamente delle indicazioni generali, poiché sono le varie leggi vigenti a regolare la valutazione vera e propria negli Istituti. I docenti hanno la responsabilità di valutare curandone contemporaneamente la documentazione e gli strumenti utilizzati. La valutazione precede, accompagna e segue i percorsi curricolari e, con la legge N. 62/2017, deve essere “Formativa”, ossia curare la globalità del bambino e non il suo solo “rendimento” scolastico. Volendo scrivere uno “slogan”, si valuta per apprendere e non si apprende per essere valutati.

La valutazione deve essere trasparente, chiara, riferita a dei criteri condivisi. Le famiglie e gli studenti sono coinvolti in questo processo gestito dal docente poiché la tempestività è una variabile fondamentale per il processo di miglioramento.

Ma la valutazione non è solo un processo “didattico” svolto nelle classi; infatti, anche gli Istituti scolastici fanno parte di un processo di “auto-controllo” triennale, il quale si conclude con un RAV e PDM (Rapporto di Autovalutazione e Piano di Miglioramento) pubblicati nella “Rendicontazione Sociale”. Questo perché le scuole non posso esimersi dal costante impegno al miglioramento, di analisi del territorio e del proprio operato, soprattutto con l’obiettivo di tenere costantemente elevati gli standard di “Inclusione.”

A concludere il tutto, viene sottolineata la necessità delle prove di valutazione nazionali, strutturali per l’analisi degli Istituti stessi e per il controllo periodico degli apprendimenti legati al Profilo finale delle Competenze.

Certificazione delle competenze

Come ribadito ampiamente nelle sezioni precedenti, le competenze sono il fine ultimo del percorso scolastico della scuola del Primo Ciclo. La certificazione delle competenze (rilasciata a conclusione della V Primaria e delle scuola del I Ciclo) è un modello nazionale (n. 14/2024) che nasce dalle Competenze Chiave Europee; essa viene rilasciata in copia alla famiglia e alla scuola di destinazione.

Gli Istituti hanno il dovere di trovare le modalità più efficaci per valutarle, soprattutto con l’ausilio di rubriche valutative e di compiti di realtà e/o autentici. Fermo restando ciò, metodologie attive come il Jigsaw, il Debate o il Tinkering sono strutturali e indispensabili per la buona riuscita del loro sviluppo.

Una scuola per tutti e di ciascuno

Ecco la sezione legata al contenuto Epistemologico sull’Inclusione. Forse fra i più importanti, viene ribadita con forza la necessità che la scuola cresca degli individui capaci di guardare con i giusti occhi le situazioni e le persone, senza passare per stereotipi e pregiudizi. Non parliamo unicamente di persone con disabilità, bensì sono comprese tutte le categorie di “BES” (Bisogni Educativi Speciali): portatori di disabilità, individui con Disturbi Evolutivi Specifici e persone con svantaggio di vario genere (in quest’ultimo caso spesso solo temporanei).

Gli Istituti devono avvalersi (quando le risorse raramente lo permettono) di figure professionali specifiche, partendo dalla figura del docente di sostegno sino ad arrivare allo psicologo scolastico o al mediatore culturale. Vengono poi declinate alcune normative “legate” all’inclusione fra le quali citiamo le linee guida per l’accoglienza degli stranieri del 2014, gli Orientamenti Interculturali del 2022, il D.lgs 66/2017 per l’inclusione delle persone con disabilità (ricordatevi che è stato corretto dal D.Lgs 96/2019) e altri che declinerò nello specifico in altri articoli.

Comunità educativa, comunità professionale, cittadinanza

Il capitolo si chiude con questa sezione: il territorio e la comunità educante attorno agli alunni. Partendo dai docenti stessi, i quali hanno il dovere e diritto di formarsi continuamente, tutti gli operatori scolastici ed educativi devono collaborare al fine di offrire il meglio che l’educazione possa dare.

La realizzazione del Curricolo è un processo dinamico e aperto, in un contesto partecipativo di tutti. Le famiglie sono chiamate a farne parte poiché sono la prima “comunità educativa” di ogni bambino, ma esse stesse devono fidarsi e affidarsi ai professionisti della scuola. La centralità della persona trova pieno accoglimento in questo paragrafo, dovendo, per forza di cose, essere il punto di partenza di tutti noi.

La scuola del Primo Ciclo

Ultimo Capitolo delle Indicazioni Nazionali prima dell’elenco delle discipline (ognuna con introduzione, traguardi delle competenze, obiettivi e nuclei tematici). Qui viene anzitutto ribadito un concetto già trattato all’inizio: la scuola del Primo Ciclo ha il compito di far acquisire delle conoscenze e delle abilità fondamentali per sviluppare le competenze culturali di base, nella prospettiva del pieno sviluppo della persona.

Andiamo ora ad analizzare tutte le sezioni di questo capitolo.

Il senso dell’esperienza educativa

Questa sezione non ha particolarità degne di nota, se non quello di ricordare lungamente le finalità della scuola. Viene ribadito che ogni alunno deve poter assumere un ruolo attivo nel proprio apprendimento e che gli Istituti svolgono in questo senso un ruolo essenziale di orientamento.

La scuola [[…]”propone situazioni e contesti in cui gli alunni riflettono per capire il mondo e sé stessi, diventano consapevoli che il proprio corpo è un bene di cui prendersi cura. […] sollecita gli alunni a un’attenta riflessione sui comportamenti di gruppo al fine di individuare quegli atteggiamenti che violano la dignità della persona e il reciproco rispetto. […] crea favorevoli condizioni di ascolto e di espressione tra coetanai e guida i ragazzi nella comprensione critica dei messaggi provenienti dalla società nelle loro molteplici forme. Ecc. Ecc.

Insomma, il mio consiglio, per questa sezione, è di andare a vedere direttamente questo lungo elenco.

L’alfabetizzazione culturale di base

Come scritto in precedenza, il ruolo della scuola del Primo Ciclo è quello di promuovere l’alfabetizzazione culturale di base. Questo deve avvenire con l’acquisizione di linguaggi e codici legati alla nostra cultura. Fermo restando ciò, è imprescindibile parlare di intercultura (no multicultura!) ed educazione plurilingue, poiché gli intrecci presenti oramai nelle nostre scuole ci “obbligano” a pensare anche la nostra comunicazione su più linguaggi. Questo non significa fare lezioni in inglese o altro, bensì essere inclusivi con quelle realtà “straniere” attraverso il dialogo e la condivisione e non tramite la fagocitazione delle peculiarità dell’altro.

La scuola primaria mira all’acquisizione degli apprendimenti di base, come primo esercizio dei diritti costituzionali. La scuola deve poter permettere agli alunni di svilupparsi a 360° in tutte le loro dimensioni: sociale, relazionale, emotiva, culturale, etica, religiosa, ecc. Il fine ultimo, viene ribadito, è la formazione di cittadini consapevoli e responsabili a tutti i livelli, da quello locale a quello europeo.

Ecco quindi parlare nuovamente delle discipline: essere non devono essere frammentante, affrontate a compartimenti stagni, bensì essere condivise tramite metodologie inclusive, attive, costruttive. La trasmissione passiva è legata alla pura memorizzazione dei contenuti, ma la scuola di oggi punta alle competenze, ossia alla capacità del bambino di utilizzare quelle conoscenze e abilità in ambiti diversi e sconosciuti, su situazioni anche mai affrontate prima.

Cittadinanza e Costituzione

Nella penultima sezione delle Indicazioni Nazionali, troviamo un piccolo approfondimento sull’importanza della “cittadinanza”, ossia un altro di quei contenuti Epistemologici già anticipati precedentemente.

L’educazione alla cittadinanza viene promossa attraverso esperienze significative. La cura di sé, la cooperazione, la solidarietà o il senso di legalità non sono che alcune fra le “conseguenze” di un buon esercizio civile. La scuola deve essere quel luogo ove è proprio la routine a portare a tutto ciò: sono certamente importanti laboratori e progetti “diretti”, ma ancor più lo sono quegli esempi di tutti i giorni da parte del personale educativo.

La Costituzione della Repubblica italiana deve essere introdotta nella scuola Primaria, così da permettere agli alunni di riconoscere quei valori in essa sanciti. Il diritto di parola, in particolar modo, permette agli alunni di condividere e confrontarsi, di parlarsi e crescere assieme. La lingua italiana costituisce il primo strumento di comunicazione e di accesso ai saperi. Tutti i docenti hanno la responsabilità di sviluppare e educare alla nostra lingua, custodendo, al contempo, gli idiomi nativi e le lingue comunitarie. In questo modo la scuola può diventare un luogo di apprendimento e di confronto libero e pluralistico.

Gli ambienti di apprendimento

L’ultima sezione ricopre un ruolo importantissimo soprattutto ai fini concorsuali. Infatti, è uno degli argomenti “maggiormente usciti a”preferiti” nella prova orale: “cosa significa l’ambiente di apprendimento nelle Indicazioni Nazionali?” Vediamolo un po’ nel dettaglio (facilitato anche dalla sua stessa suddivisione in paragrafi “elencati”).

In generale, possiamo dividere gli ambienti di apprendimento in tre macro-categorie: ambienti “fisici/strutturali”, “relazionali/sociali” e “digitali”. Metto le mani avanti: non è una categorizzazione ufficiale, ma neppure rifiutata quando declinata in sedi ufficiali.

Un primo principio metodologico fondamentale è certamente la flessibilità degli spazi, legati soprattutto alle didattiche “costruttiviste” e “attive” come Jigsaw, Debate o JBL. Dentro questo concetto, rientra la biblioteca scolastica, menzionata praticamente DAPPERTUTTO nella legislatura del nostro settore (Primaria). Essa, però, deve essere al passo coi tempi, avere una prospettiva multimediale, ove gli alunni possono godere dell’esperienza della scoperta e dell’apprendimento autonomo.

Altro punto è la valorizzazione dell’esperienza e delle conoscenze degli alunni, ricordando tutto il discorso epistemologico dell’alunno al centro. In poche parole, il bagaglio esperienziale dei nostri alunni sono una ricchezza da cui partire per progettare la didattica quotidiana.

Un buon ambiente di apprendimento attua interventi adeguati nei riguardi delle diversità. Le nostre classi sono ormai caratterizzate da una eterogeneità ampia, che ogni buon insegnante deve conoscere e custodire al meglio. La scuola deve progettare e realizzare percorsi didattici specifici per rispondere ai bisogni educativi degli studenti. L’immigrazione e gli “stranieri”, nonché le persone con disabilità, richiedono da parte degli istituti una progettualità specifica e dedicata.

La scuola deve favorire l’esplorazione e la scoperta, attraverso un processo di problematizzazione quotidiano che stimoli gli alunni a pensare con la propria testa, a trovare soluzioni diverse attraverso la combinazione creativa di conoscenze e abilità.

Indispensabile è incoraggiare l’apprendimento collaborativo. La dimensione sociale ha un ruolo significativo, sia tramite lavoro fra pari che fra alunni di età diversa.

Bisogna promuovere la consapevolezza del proprio modo di apprendere, al fine di “imparare ad apprendere” (come da indicazioni europee). Soprattutto nella scuola Primaria, il metodo di studio è fondamentale per permettere ai bambini di essere consapevoli di sé stessi e del proprio stile di apprendimento, così da poter sempre affrontare al meglio qualsiasi situazione.

L’ultimo punto è la realizzazione di attività didattiche in forma laboratoriale. Il laboratorio, se ben organizzato, è la migliore modalità di apprendimento tramite ricerca e progettualità. Nelle linee guida STEM viene declinata come una metodologia estremamente inclusiva, poiché l’altro, compreso quando sbaglia, può essere d’ispirazione per la soluzione finale. Il punto di vista di ognuno diviene così indispensabile al raggiungimento dell’obiettivo comune.

Un viaggio lungo e difficile, ma con la meta sempre chiara

Siamo quindi arrivati alla fine del nostro lunghissimo articolo. Le Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell’Infanzia e del Primo Ciclo di istruzione del 2012 sono un documento ricco, interessante, profondo ed estremamente attuale. Gli argomenti trattati sono tanti e non ci si può limitare una sintesi: leggetevela! Solo così potrete capire cosa significhi oggi fare scuola, essere inclusivi e lavorare attivamente nella costruzione delle conoscenza.

Ovviamente, tutto ciò dipende dalla volontà e dalla dedizione del corpo docenti, troppo spesso demoralizzato e, purtroppo, spesso impreparato alle novità, troppo ancorato alla lezione frontale, al “leggere, scrivere e far di conto” tipico della scuola del 1859 (legge Casati).

Spero sia stato utile e interessante. Ho personalmente ricalcato fedelmente quelli che sono i contenuti del documento, aggiungendo qua e là qualche intervento/commento personale. Sono certo che, soprattutto per coloro che devono preparare un concorso, la lettura di questo articolo non sarà una perdita di tempo.

Questo articolo fa parte della sezione “Legislatura Scolastica“, nella quale potrete trovare molte altre norme e risposte per il vostro studio. Nel caso in cui siate interessati a ricevere una volta ogni tanto la newsletter, basterà lasciare il proprio indirizzo nell’apposito form (nella colonna destra da PC, nella finestra a discesa del menù da mobile).

Vi ringrazio del tempo e dell’attenzione. Buon proseguimento!

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